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      [529] Era stato spedito per comandare di nuovo le armi in Sicilia il generale Vallis, che dopo la malattia, che abbiamo indicata, era andato a ripatriare. Avea egli seco condotte molte truppe, e di giorno in giorno ne ricevea successivamente delle altre. Ma vi era venuto senza il nerbo della guerra, cioè senza danari, de’ quali la corte di Vienna solea scarseggiare. Questi adunque, dovendo mantenere tante migliaja di uomini, risarcire le fortezze, e provvederle di munizioni e di viveri, facea istanza, che segli somministrasse la pecunia (abbisognandogli milioni di scudi), senza la quale non potea punto operare. Qua cominciarono a sentirsi le calamità in Sicilia. La città di Palermo porse quella somma, che potea; ma questa era ben poca al bisogno. Si prese dunque lo espediente di appropriare allo erario militare un’annualità di tutti i beni, che possedevano in Sicilia coloro che n’erano lontani. Non bastando neppure questo denaro, furono imposte delle tasse a’ mercadanti, e a’ negozianti, e questi furono obbligati colla forza a fare alla cassa militare prestiti considerabili, e a comprare le tratte de’ frumenti, quantunque non ne avessero da far trasportare (2226). Fu poi intimato a’ 20 di luglio a’ baroni feudatarî il servizio militare: e siccome il sovrano non avea bisogno di uomini, ma di argento, così il vicerè sotto il pretesto di esimerli dal suddetto servigio personale, li obbligò a pagare dieci oncie, cioè 25 scudi, per ogni uomo, che doveano somministrare (2227).
      Tutte queste imposizioni, prestiti, e contribuzioni non mai bastavano al bisogno, e perciò si cercavano nuovi modi per smungere gli abitanti.


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Storia cronologica dei vicerè luogotenenti e presidenti del Regno di Sicilia
di Giovanni Evangelista Di Biasi
Stamp. Oretea
1842 pagine 1481

   



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