Ma potea darlo ad intendere agli allocchi; coloro che aveano ricorso contro di lui, erano abbastanza riscontrati dell’ordine, che lo richiamava (2233). Differì il conte di Sastago a prendere il nuovo possesso sino a’ 5 del seguente agosto, essendo spirato il primo triennio a’ 28 di luglio, e ne fu fatta al duomo la funzione colla consueta solennità (2234).
      Il conte Quiros portatosi in Vienna, seppe così ingannare, fingendosi innocente, i ministri dello imperadore, che finalmente ottenne, che la sua causa si fosse esaminata dal vicerè, col voto di un ministro, che si sarebbe mandato in Palermo. Arrivò egli a Solanto per mare, e lusingandosi che soffiasse lo stesso vento per sè, senza aspettare che segli dasse pratica, smontò dalla barca, e arditamente scrisse al pretore di Palermo, ch’è il capo del magistrato della sanità, che spedisse sopra luogo persona colla licenza di fare sbarcare la sua gente. Si dolse il pretore di questa arrogante lettera col vicerè, e viemaggiormente se ne lamentò, quando seppe ch’egli era sceso in terra, non previo il permesso della deputazione della sanità. Il conte di Sastago avea già aperti gli occhi, ed era a giorno delle ribaldarie di costui, e volendo gastigare la di lui alterigia, gli fe compilare il processo, e lo condannò prigione nella cittadella di Messina, sino che fosse arrivato il ministro destinato dalla corte. Questi fu il reggente Marzio Cirino napolitano, che giunse in Palermo a’ 15 di giugno 1732. Ci è ignoto lo esito di questa causa, giacchè i nostri annali non più ne parlano; ma il loro silenzio, e il vedere che costui non ritornò ad esercitare la carica di segretario, sono bastanti riprove per persuaderci, che fu riconosciuto reo de’ delitti, de’ quali era stato accusato.