Fu prescritta la maniera la più dolce, e la meno dispendiosa per esigersi codesto donativo, nè fu preterito il solito regalo al vicerè, al di lui cameriere maggiore, e agli uffiziali regî (2236). Ignoriamo quali grazie fossero state richieste in questa occorrenza; gli atti parlamentarî non lo accennano, ed è per altro inutile il saperlo, giacchè in capo a poco tempo, come anderemo dicendo, cessò la Sicilia di essere soggetta alle armi austriache, e passò sotto il dominio de’ Borboni.
Comunque, dopo che Carlo VI avea aderito al trattato di Siviglia, sembrasse ch’ei non avesse che temere negli stati d’Italia, giacchè era in armonia colle potenze, che inquietar lo potevano, scoppiò nondimeno nell’anno 1733 inaspettatamente il turbine della guerra, ed una lega occulta fra la Francia, la Spagna, e la Savoja si unì a’ danni dello imperadore (2237). Nel mese di ottobre calarono in Italia per le montagne di Savoja, e per cinque diversi cammini le truppe francesi, e unitesi colle savojarde, ch’erano già preparate, assalirono dapprima la stato di Milano (2238). Dormiva con un sonno morboso il gabinetto di Vienna, nè conobbe il pericolo, se non quando erano entrate le truppe gallo-savojarde nel Milanese. Il conte Daun [532] ch’erane il governadore, dopo di avere date le provvidenze, che potea, era corso per le poste in Germania, per rappresentare lo stato, in cui erano gli affari, e chiedere i soccorsi necessarî per difendere quel ducato (2239).
Giunsero in Sicilia le notizie della sola lega fra’ Francesi, e i Savojardi a’ 28 di ottobre, e a’ 19 di novembre si era pubblicato, che la città di Milano era venuta in mano de’ Francesi col suo castello (2240); sebbene questa seconda parte non fosse vera, essendo il castello caduto in potere degli assedianti a’ 2 di gennaro del seguente anno.
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