Questi avvisi posero in costernazione il vicerè, e il generale delle armi, i quali, per mettere la Sicilia in istato di difesa, diedero nuove provvidenze. Si pensò prima a procurar fascine per il castello di Palermo, e a quest’oggetto furono tagliati tutti i rami de’ pioppi, ch’erano nella strada di Morreale, e in quella di s. Francesco di Paola. Di poi furono intimati con un ordine del vicerè tutti i baroni feudatarî al servigio militare, e a prepararsi alla difesa del regno, giacchè, essendo già stato preso Milano, era a ragione da sospettarsi, che le truppe vittoriose venissero alla conquista de’ regni di Napoli, e di Sicilia. Pretendeasi di tassare once venti per ogni uomo, ch’eglino somministrar doveano; ma finalmente dopo molti contrasti si convenne, che si pagasse per ciascheduno soldato oncie dieci, e mezza. Nel dì 3 del mese di dicembre il conte di Sastago promulgò un bando, per cui ordinò, che tutti i Francesi, Piemontesi, e Savojardi, che dimoravano in Palermo, si presentassero fra lo spazio di quattro giorni al presidente della regia gran corte, e gli altri, ch’erano dispersi per il regno, a’ rispettivi capitani delle città, e terre, per dar conto de’ loro impieghi, professione, e condizione, dietro alle quali notizie si sarebbono date le ulteriori disposizioni. Nello stesso tempo fu provveduto il castello di Palermo di tutto il bisognevole, e furono mandate in Trapani, in Messina, e nelle altre fortificazioni del regno le munizioni da guerra, per mettersi in grado di difesa (2241). Nulla sapeasi ancora della confederazione della Spagna colla Francia, e la Savoja; ma si penetrò che così fosse, quando una poderosa flotta spagnuola a’ 30 di novembre partì dalle spiagge di quella monarchia, e dopo di avere sofferta una fiera burrasca nel golfo di Lione, venne alla Spezia, ed ivi sbarcò le truppe, che avea a bordo.
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