Mentre si levavano dalla Sicilia le truppe necessarie alla sua difesa, per soccorrere il regno di Napoli, tenne il vicerè l’apertura del parlamento straordinario a’ 18 di aprile. Non era ignota agli ordini dello stato la causa, per cui erano stati straordinariamente radunati; e si erano già fatti intorno a ciò, che si dovea loro proporre, varî congressi nelle case de’ tre capi. Portatisi i parlamentarî al regio palagio alla presenza del conte di Sastago, questi commendò primieramente la fedeltà de’ Siciliani, e lo zelo per il servigio di S.M.I., di cui ne aveano date le riprove le più convincenti nell’ultimo parlamento, nel quale, nonostante lo stato calamitoso, in cui si trovava il regno, aveano offerto il donativo di ottocento mila scudi da pagarsi in quattro anni. Fe poi loro presente, che questo donativo non potea esigersi per intero dal regio erario, imperocchè le gabelle imposte sopra i zuccheri, la carta, il piombo, la polvere, e i panni, non rendeano quel frutto, che bisognava per compiere ciò ch’era necessario alla intera somma di dugento mila scudi annuali (2248). Perciò, affinchè lo augusto sovrano potesse esigere quanto gli era stato offerto, esortò i parlamentarî a trovare altri mezzi, acciò non soffrisse la cassa camerale la menoma minorazione del sussidio accordatole (2249).
Si era nel parlamento dell’anno 1732 calcolato, che le mentovate cinque gabelle dovessero rendere in quattro anni dugento ventisette mila scudi, alla ragione di cinquantasei mila settecento cinquanta scudi all’anno, che agguagliavano la somma, che si ricercava per compiere gli ottocento mila scudi; ma nondimeno si conobbe per esperienza, o perchè così veramente era (2250), o perchè si commettessero delle frodi, e de’ contrabandi, che non davano questo frutto.
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