Intanto si arresero allo infante Carlo Borbone a’ 10 dello stesso mese i castelli di Napoli; e allora entrò egli in quella città fra le acclamazioni del popolo. Ai 15 poi giunse il corriere di Spagna, il quale portò la real cedola di Filippo V, che dichiarava questo suo amato figliuolo sovrano delle due Sicilie (2257). Mentre il re Carlo conquistava il restante del regno di Napoli, comparvero a’ 15 del mese di giugno dodici galee spagnuole dirimpetto la città di Palermo, le quali senza più avvicinarsi, si ancorarono alla distanza del tiro di un cannone presso al castello. Il castellano ne avvisò il generale Roma, e lo richiese, se dovea puntare contro le medesime l’artiglieria. Il Roma montato nel suo cocchio venne al castello per osservarle più davvicino, e poi che l’ebbe vedute, disse al castellano, che non se ne impacciasse (2258). Le galee poco dopo si allontanarono, e la mattina seguente non furono più vedute nel nostro mare. La notte istessa del quindici di giugno giunse da Messina un corriere, il quale recò la notizia, che gli Spagnuoli aveano fatto uno sbarco alla Mortella presso il Faro; [536] ma questo avviso fu menzogniero, avvegnachè si seppe poi, che vi erano venute alcune navi, le quali vi si erano ancorate, ma non aveano sbarcata altra gente, che quella che era necessaria per provvederle di acqua (2259).
Il vicerè conte di Sastago, non tenendosi più sicuro, non volle di vantaggio intrattenersi in Messina, e pensò di portarsi a Siracusa, dove sarebbe stato lontano da ogni pericolo.
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