Era nella carrozza del principe della Cattolica il general Roma fermato sotto il teatro, quando sulle ore 23 tutto in un tratto si vide partire frettolosamente quel cocchio, e ritornare in città. Non sapeasi allora fra gli astanti, fra’ quali era l’autore di questa storia, la causa di così sollecita partita; ma presto si sparse, che sino dalla mattina i custodi delle vicine torri aveano rapportato, che ne’ nostri mari eravi una flotta ben numerosa, e che avendo il senato spedito una feluga per spiare che navi fossero, questa era ritornata in quel punto, riferendo ch’era la squadra spagnuola, che già si avvicinava alla capitale. Il Roma tornato in casa, e fatto fagotto, dopo di aver date le provvidenze per la difesa del castello, la stessa notte se ne partì sulle ore quattro col consultore, il giudice della monarchia, e il conservadore, prendendo per terra la strada di Siracusa.
     
      CAPO XII.
      Giuseppe Cartillo Albornoz conte di Montemar vicerè.
      Il serenissimo re Carlo III Borbone, nel destinare alla conquista della Sicilia il generale conte di Montemar, lo dichiarò vicerè, e capitan generale di questo regno, non prescrivendogli un termine, in cui dovesse governarlo, ma riserbando al suo arbitrio il tenerlo in questo reggimento, sino che gli fosse piacciuto. La cedola reale fu sottoscritta in Napoli a’ 22 di agosto (2263), tre giorni prima, che questo comandante partisse per la sua spedizione. La flotta intanto, sulla quale egli si era imbarcato coll’armata, e che si era [537] nel dì 28 di esso mese veduta non molto lungi dalla città di Palermo, come si è avvertito nel capo antecedente, si avvicinò un poco più nel seguente giorno, e siccome i venti contrarî non permettevano che si muovesse verso il lido stabilito allo sbarco, restò quasi immobile dirimpetto la nostra spaziosa marina per alquante ore.