Cercavano le truppe tedesche, ch’erano nel castello, d’impedire i loro lavori; ma inutilmente, imperocchè le palle erano fuori di tiro, nè poteano giungere al nuovo campo. Lo stesso giorno le navi da guerra si avvicinarono alla Rinella, e posero a terra i cannoni, ed i mortai di bronzo, per uso degli assedianti, e di poi andarono bordeggiando attorno alla città: il che fecero pure nel dì seguente, ma sempre tenendosi lontane dal tiro del cannone del castello (che non lasciava di scagliare contro di esse le palle infuocate) per non esserne colpite (2265).
La notte sopravvegnente allo arrivo della oste spagnuola a Malaspina, fu tempestosissima, e tale fu ancora il dì 1 settembre; i lampi, i tuoni, i fulmini, e le dirottissime pioggie erano frequenti. Ne furono così incommodate le soldatesche, che trovaronsi costrette a sloggiare per allora da quel sito, e a ricoverarsi, parte nel quartiere, detto degli Spagnuoli, parte al palagio della Cuba, e parte dietro il convento di s. Teresa, di là della Porta Nuova. Ma sulla sera del primo del mese si serenò il cielo, e siccome il giorno seguente era stato destinato per [538] prendersi il possesso della città a nome del nuovo re, e per entrare il conte di Montemar nello esercizio della sua carica di vicerè, così la sera fu Palermo illuminato, e particolarmente nell’ampia strada del Cassero molti palagî, oltre di essere adornati di fiaccole, trovaronsi vestiti di drappi, e in alcuni ancora vi si osservò perfino il ritratto del nuovo monarca Carlo III Borbone.
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