Come egli da comandante generale ebbe date le provvidenze necessarie agli affari militari, si applicò di poi per la carica di vicerè a dar quelle, che riguardavano lo stato politico. Due viglietti fe egli a’ 5 di settembre diretti al tribunale del real patrimonio. Nel primo ordinò, che si continuasse a monetare argento, ed oro nella regia zecca di Palermo, e che vi si mettesse in avvenire il nome del nuovo re: CAROLUS. BORBONIUS. TERTIUS. Nell’altro richiese una distinta nota di tutti gli uffizî, e benefizî ecclesiastici, che si erano conferiti durante il governo dello imperadore Carlo VI, e dimandò, che il detto tribunale consultasse ciò che fosse necessario di fare per il maggiore servigio del sovrano, e se fosse per ora espediente di sequestrare le rendite de’ medesimi uffizî, e benefizî. Spedì inoltre altri dispacci viceregî a tutti i tribunali, accordando a’ ministri di essi, che proseguissero nello esercizio della loro [539] carica sino a nuovo ordine. Fe anche confiscare i beni dello arcivescovado di Morreale, che godea il cardinale Cienfuegos, ministro imperiale alla corte di Roma.
      Terminate le strade coperte, e il fortino fabbricato negli orti accennati, e piantativi in esso soli nove cannoni, e i due mortai di bronzo da bombe, a’ 10 dello stesso mese di settembre si cominciò a bombardare il castello, e ad aprire colle palle la breccia. Non durò questo assedio, che tre giorni appena, avvegnachè avendo nel dì 12 una bomba fatto gran danno, ed ucciso il conte Castiglione milanese, ch’era uno de’ più bravi uffiziali, sulle ore tredici si udì il tocco del tamburro, che additava la volontà degli assediati di rendere la piazza.