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      Prevennero i pp. Teatini, i quali dimandarono a Carlo III la grazia di potere inalzare sulla porta del loro collegio le armi reali, e che si chiamasse in avvenire il medesimo collegio borbonico. Accolse il magnanimo re con clemenza la loro supplica, ed accordò le due dimande, come si fa palese dal viglietto della real segretaria sottoscritto dal marchese di Monteallegro (2270).
      Gli affari di Messina andavano del pari prosperamente per le armi spagnuole. Vi comandava a nome dello imperadore il principe di Lobcovitz, bravo, ed eccellente capitano, il quale considerando che non gli era possibile colle poche truppe, che avea, di difendere tutte le fortezze, sguarnì Mattagrifone, e Castellaccio, e ritirò questi presidî, e quelli di Tavormina, per mettersi in istato di sostenere il castello di Gonzaga, e la Cittadella. Comandava il convoglio spagnuolo spedito a Messina il conte di Marsigliac, di cui avremo in appresso occasione di far menzione, il quale sbarcando felicemente colle sue truppe, cercò prima di ogni altra cosa d’impossessarsi della città. Il Lobcovitz l’avea in potere, ed avea poste le guardie alle porte, tenendo in soggezione i cittadini, affinchè non si dassero nelle mani degli Spagnuoli. Nondimeno era assai malagevole il frenare il desiderio di quegli abitanti alla vista di uno esercito così forte; e perciò, o che temesse qualche rivoluzione, o che si lasciasse vincere dalle preghiere de’ Messinesi, o che questi ve lo avessero obbligato, abbandonò la città in potere degli abitanti, e si ritirò nelle fortezze.


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Storia cronologica dei vicerè luogotenenti e presidenti del Regno di Sicilia
di Giovanni Evangelista Di Biasi
Stamp. Oretea
1842 pagine 1481

   



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