Immediatamente furono da questi portate le chiavi di Messina al comandante spagnuolo conte di Marsigliac, il quale entrò in città colle sue soldatesche, e vi prese il solenne possesso a nome del re Carlo III Borbone. Accadde questa entrata a’ 7 di settembre, e ne arrivò lo avviso in Palermo al conte di Montemar a’ 10 dello stesso mese, quando questi cominciava lo assedio del nostro castello (2271). Impresero gli Spagnuoli in Messina la conquista del forte di Gonzaga, e in capo a sette giorni se ne impadronirono. Teneano ancora i Tedeschi i posti di s. Chiara, e di Blasco, ma ne furono tosto sloggiati (2272).
      [540] Restava la Cittadella, dove il Lobcovitz si era fortificato. Essendo questo generale prode uomo, nè facile ad essere sedotto, ed avendo seco un presidio abbastanza numeroso, non era cosa molto facile d’insignorirsene. Fu dunque formato lo assedio secondo tutte le regole, che prescrive l’arte militare. Furono tirate le linee di circonvallazione, furono innalzati de’ bastioni, si fecero delle strade coperte, si scavarono delle mine, e si collocò su’ forti eretti una prodigiosa quantità di cannoni, e di mortai; in somma fu posta ogni opra, perchè si venisse a capo di sottomettere quella fortezza, ch’è una delle più ragguardevoli di Europa. Il Lobcovitz dal suo canto non stava punto ozioso; ma sempre vegghiante, ed attivo, quando frastornava i lavori degli Spagnuoli, e quando inalzava i rivellini, e facendo sempre tuonare la sua artiglieria contro il nemico, gli rendea sempre più difficile la impresa, e allontanava di giorno in giorno la speranza, ch’ei avea di conquistare la Cittadella.