Venne voglia al conte di Montemar di osservare co’ proprî occhi a quale stato era questo assedio, e pensò di trasferirsi a Messina. Partì dunque da Palermo a’ 3 di ottobre, portato da due felughe; e poichè non avea in animo di dimorare molto tempo in quella città, ma contava di tornarsene fra brevi giorni, non condusse seco, nè i soliti ministri, nè alcuno equipaggio. Prima di partire da questa capitale esiliò molte persone, sulle quali cadea qualche ragionevole sospetto, che fossero affezionate alla casa d’Austria, e che tuttavia continuavano a mostrarsi dispiaciuti del cambiamento delle armi (2273). Fe anche la elezione di molti uffiziali civici del regno a nomina del protonotaro, levando dalla carica coloro, ch’erano stati eletti dagl’imperiali (2274).
Arrivato in Milazzo dopo tre giorni, e portatosi per terra fino a Messina, vi fu accolto da quel pubblico con acclamazioni di gioja. Grato egli alle dimostrazioni di quei cittadini, e per più guadagnarsene gli animi, ordinò che fossero levate le quattro gabelle, ch’erano a carico del popolo, e promise, che avrebbe loro ottenute dal re nuove grazie. Visitato il campo, ed osservando le disposizioni date dal conte di Marsigliac per lo assedio della Cittadella, trovò ogni cosa conforme alle regole dell’arte, ne commendò la condotta, e animò questo generale, gli altri uffiziali, e gli artiglieri a proseguire con costanza la impresa così lodevolmente incominciata (2275). Indi a’ 20 dello stesso mese partitosi da quella città venne a Milazzo, dove pensava d’imbarcarsi per Palermo; ma non essendo favorevole il tempo, prese il cammino per terra; e giunse nella capitale a’ 28 dello stesso mese (2276).
| |
Montemar Messina Palermo Austria Milazzo Messina Marsigliac Cittadella Milazzo Palermo
|