Tutti questi ordini furono eseguiti bene, e con ammirabile sollecitudine (2289).
CAPO XIV.
Arrivo, coronazione, e partenza dalla Sicilia dell’augusto Carlo III Borbone.
La costanza, con cui il principe di Lobcovitz si sostenea nella Cittadella di Messina, impediva che il re Carlo, che volea visitare quella città, venisse a prendere il serto reale in Sicilia. Egli è certo, che questo comandante abbastanza appalesò quanto valesse nell’arte della guerra, essendovisi sostenuto per lo spazio di sei mesi, nonostante, che la sua corte avesse trascurato di soccorrerlo; e se non gli fossero venuti meno i viveri, sicuramente avrebbe più lungo tempo difesa quella piazza. Ma privo di questi, fu costretto d’innalzare la bandiera bianca, e chiedere che si capitolasse. Fu dal campo spagnuolo spedito il duca di Litta per trattare col comandante cesareo. Chiese questi nello abboccamento tenutosi a’ 20 di febbrajo una sospensione di armi per lo spazio di un mese, affine d’intendere dallo ambasciadore imperiale, che trovavasi in Roma, quali speranze aver potesse di soccorsi dallo augusto suo monarca, passato il qual termine, non potendo più contare sugli ajuti del suo sovrano, avrebbe resa la Cittadella, ma a patti onorevoli, che allora dimandati avrebbe. Fu a’ 22 del detto mese accordata la dimandata tregua (2290), che che ne abbia scritto il Muratori (2291), che in detto giorno, e non a’ 20 vuole, che sia stata fatta la inchiesta dal Lobcovitz. Le risposte del cardinal Cienfuegos ministro cesareo in Roma furono poco consolanti: additavano queste lo stato calamitoso, in cui si trovavano gli affari dello imperadore in Lombardia, e la impossibilità di dargli de’ soccorsi.
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