Intanto si faceano i preparamenti per la solenne entrata del re, la quale fu differita sino a’ 30 del seguente giugno.
      Occupossi questo diligente monarca, quantunque non avesse compiuto ancora il quarto lustro, in tutto ciò che riguardava il benefizio di questo suo nuovo regno. Ascoltava con invitta pazienza i ricorsi de’ Siciliani; invigilava affinchè fosse da’ ministri fedelmente amministrata la giustizia; s’informava esattamente dello stato, in cui era la nostra isola, e dava le necessarie provvidenze per renderla florida, e felice, e perchè gli affari fossero sollecitamente spediti. Nelle ore poi, che sopravvanzavano alle cure del governo, ora passeggiava per la città, ora si divertiva nelle vicine campagne alla caccia, ch’era la sua passione favorita, quando avea tempo di oziare, ora visitava le chiese, ed ora andava a’ monasteri delle monache, che trovandosi racchiuse, non poteano avere altrimenti la consolazione di conoscere, e di baciare le mani al loro novello sovrano. Fu ammirata la sua devozione, quando entrava ne’ templi, ed essendo occorsa la festa del corpo del Signore, assistè alla processione con tanto fervore, e con tale esemplarità, che rese stupidi gli astanti. Nè fu meno lodata la sua modestia, quando visitò le monache, essendo restate le medesime sorprese, come questo raro principe avesse saputo rendersi umano, [547] e cortese, senza punto dimettere della sua maestà, e della compostezza propria di un sovrano.
      Il marchese di Grazia Reale, che collo arrivo del re avea deposto il comando del regno, era stato dal medesimo destinato a conquistare la fortezza di Siracusa, dove comandava il da noi mentovato generale Roma.