Furono questi eretti dalle tre nazioni, napolitana, genovese, e milanese. Alle ore dieci partì il re dal suo palagio coi principali cavalieri della corte, e venne in carrozza al piano di s. Erasmo, ch’era il luogo da cui dovea cominciare la cavalcata, e smontato si ritirò nel padiglione di campo, che segli era preparato, e che fu subito circondato dalle guardie di Spagna, e dalle vallone (2304).
Nello accennare la pubblica entrata fatta l’anno 1713 dal re Vittorio Amedeo II in questo libro (2305), ci siamo dispensati dal darne una distinta relazione, la quale peraltro era stata pubblicata colle stampe, promettendo di descrivere quella fatta in questo anno dallo invitto Carlo III. Eccoci dunque pronti ad adempiere la data parola, ma colla possibile brevità. Giunta l’ora del suo cominciamento, il re si collocò col cappello sul capo a piè del suo soglio, che si era preparato nel mentovato padiglione reale. Fu di poi introdotto da uno de’ gentiluomini di camera il principe di Butera, Michele Branciforti, primo titolo, e capo parlamentario del braccio militare, il quale prostratosi in ginocchio, manifestò a S.M. il giubilo, in cui era il regno per la di lui assunzione al trono di Sicilia. Rispose Carlo con brevi, e cortesi parole, chiamandosi contento della fedeltà de’ Siciliani, e preso dalle mani del principe Corsini, suo cavallarizzo maggiore, il reale stendardo, glielo consegnò, affine di portarlo inalberato in questa funzione. Ciò fatto cominciò la solenne cavalcata nel seguente ordine.
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Spagna Vittorio Amedeo II Carlo III Butera Michele Branciforti Sicilia Carlo Siciliani Corsini
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