Precedeva il reggimento delle guardie italiane, delle quali era colonnello Francesco Carraffa, principe di Colombrano, che marciavano con bandiere spiegate, tamburo battente, e con una banda di strumenti da fiato. Seguivano i servidori del re, e poi i paggi tutti a piedi. Dietro a questi andava a cavallo accompagnato da uno de’ suoi giudici il capitano della città Bernardo Gravina, principe di Rammacca, preceduto dalla compagnia dei suoi alabardieri. Venivano indi a cavallo i deputati del regno co’ loro uffiziali, ed i governadori della tavola, ossia del banco pubblico della città di Palermo. Andavano appresso, marciando a due a due, i baroni titolati, e gli altri cavalieri, con abiti ricchi, e preziosi, e con un numeroso equipaggio di servidori con livree sfarzose, e di ottimo gusto, e montando bellissimi destrieri. Poscia marciavano i suonatori di tamburi, di taballi, e di trombe del senato, e del real patrimonio, che precedevano i razionali, e i procuradori fiscali di esso tribunale, quelli della gran corte, gli uffiziali della camera reginale, i segretarî del regno, il segretario, e il maestro notaro camerale, e il capitano della gran corte, che portava in mano la bacchetta della giustizia.
Compariva da poi il corpo ecclesiastico de’ vescovi, ed abati parlamentarî, ciascheduno de’ quali marciava a canto di un ministro del sacro consiglio. Antiandavano il resto della cavalcata due mazzieri del senato, ch’erano seguiti dal tesoriero generale, il principe della Catena, che tenea alla cintola alcune borse piene di monete, nelle quali eravi la immagine del nuovo sovrano, coniate recentemente nella regia zecca, il quale ai capi delle strade le buttava al folto popolo.
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