Nella volta era dipinta la coronazione del santo re Davide. Era il coro vestito di velluti di color cremisi con galloni, e ricami, e lo altare maggiore ornato di una maestosa cortina, e ricchissimo di argenti. Sul coro furono collocati diversi palchetti, altri con gelosie, per soddisfare la curiosità delle dame, ed altri per i virtuosi di musica, e i sonatori. Rincontro al soglio reale, dove star suole quello dello arcivescovo, che in questa occasione non ne ha, eravi collocata una gradinata coperta di velluto, e sotto una mensa, sopra la quale erano i vasellamenti di argento della credenza del re. Fu ingrandito il coro, unendolo al santuario, e pareggiando il pavimento. Il soglio reale fu accresciuto da tutti i lati, per comodo de’ ministri, che doveano assistere sua maestà, così ecclesiastici, che laici. Vicino al trono reale fu preparata una stanza per servigio del re, quando cambiar dovea di abito, e questa ancora fu nobilmente addobbata.
Arrivata l’ora prescritta, ch’erano le dieci [551] d’Italia, e andato lo arcivescovo con altri prelati nel duomo, per aspettare il re, partì dal palagio reale il nobile equipaggio. Precedea la compagnia reale degli alabardieri coi suoi uffiziali, dietro a cui veniva una carrozza tirata da sei cavalli, dentro la quale erano due gentiluomini di camera nuovamente eletti, cioè il principe di Butera, e il conte di s. Marco. Portava il primo in un bacile di argento la corona, e lo scettro reale, e l’altro tenea in uno uguale bacile la spada, ed il cinto.
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Davide Italia Butera
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