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      Il vescovo di Catania fe allora la dimanda, che fosse coronato, e precedendo l’ammonizione del consegrante, e la professione di fede del re, e cantate le litanie, e le orazioni secondo la forma del rituale, fu egli unto nel braccio destro, e nelle spalle dallo arcivescovo. Cominciata poi la messa, ritornò S.M. nel suo gabinetto, e astersosi il braccio, e le spalle, si vestì di un ricchissimo manto reale, ricomparve nel coro, e salì sul soglio. Finito il graduale, si presentò in ginocchioni allo arcivescovo, da cui ricevette prima la spada, che tosto restituì, e di poi il cinto colla spada istessa rimessa nel fodero. Cintosi il fianco, si alzò, e cavando la spada nuda, la vibrò nell’aria, ed indi ripulendola in sul braccio sinistro, la ripose nel fodero, e tornò ad inginocchiarsi, per ricevervi la corona, che gli fu posta sul capo dal consegrante, e lo scettro, che lo stesso gli consegnò nella destra. Si udirono in quel punto gli strepiti degli strumenti, i suoni delle campane della città, le salve de’ soldati, e i rimbombi delle artiglierie dei castelli, e de’ baluardi. Così coronato fu condotto dallo stesso arcivescovo sul soglio, e fu fatto sedere, ch’è lo atto, che chiamasi lo intronizzare, e allora fu cantato il Te Deum da’ musici. Nel resto della messa non accadde altro di particolare, se non la offerta fatta dal re allo altare di tredici medaglie d’oro con alcune doppie di Spagna, che furono valutate della somma di once quattrocento quaranta quattro, cioè di scudi siciliani mille cento e dieci, e la comunione fatta allo altare, che lo stesso monarca ricevette dalla mano dello arcivescovo, dopo di averla baciata.


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Storia cronologica dei vicerè luogotenenti e presidenti del Regno di Sicilia
di Giovanni Evangelista Di Biasi
Stamp. Oretea
1842 pagine 1481

   



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