Finita la funzione, partì dal duomo questo monarca collo stesso accompagnamento, portando la corona in capo e lo scettro alla destra, e si restituì alla sua reale abitazione (2309).
Nello stesso giorno dopo desinare uscì il re Carlo in pubblico per la strada del Cassero, e andò a passeggiare alla marina, dove fu salutato collo sparo delle galee, e de’ baluardi. Si trattenne fermato qualche tempo vicino al teatrino, dove fu cantato un dialogo per la sua coronazione. Innumerabile era il concorso di tutti i ceti della città, che non sapeano saziarsi di acclamarlo con replicati evviva, e di vagheggiarlo da presso. La sera ritornò a farsi vedere dal bramoso popolo a cavallo, corteggiato da tutta la nobiltà, cui servivano i proprî paggi con torchî accesi di cera. Passeggiò per la vasta strada del Cassero, dove tutti i palagî, gli archi trionfali, e le macchinette erette dagli artisti erano arricchite di lumi, e di fiaccole, e parea come se fosse giorno. Passò di poi al quartiere chiamato della Loggia, e venne alla fontana detta del Carraffello, dove gli [552] argentieri, e gli orefici aveano innalzata una nobilissima macchina di argenti, in cima alla quale eravi una statua di getto di argento della M.S. Salì poi per la piazza della Boccerìa, dove fu incontrato con torchî di cera da coloro, che vi vendono i polli, detti da noi gallinari. Era la loro piazza illuminata, dove si era eretta una macchina allusiva al coronato monarca. Proseguendo il cammino venne il re alla concia, che noi diciamo Concerìa, e nella piazza di s. Margherita trovò un’altra mole illuminata con diversi scherzi di acqua.
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