Ritornò poi per la stessa via del Cassero al regio palagio fra le acclamazioni del popolo, e assai contento delle dimostrazioni fattegli da’ Palermitani (2310).
      Ma questo amabile principe era già vicino ad abbandonarci; altri più gravi affari lo chiamavano a Napoli, dove avea stabilita la sua regia. E però, dopo di avere ricevuto lo ambasciadore di Malta, ch’era stato spedito da quella insigne religione per prestargli ubbidienza, e presentargli il falcone, ch’è il tributo stabilito, come abbiamo detto, per la donazione di quella isola, e dopo di avere accolti i consoli degli artisti, a’ quali diede cortesemente a baciare la mano, e mostrò il suo reale gradimento per lo amore, che i loro collegî gli aveano palesato, e le dimostrazioni, che gli aveano fatte in quella solennità, si accomiatò ancora dalla nobiltà, da cui palesò che si distaccava con dispiacere (2311), e si dispose alla partenza. Prima di lasciare Palermo ebbe il lieto avviso, che il conte di Montemar gli aveva acquistata la piazza di Orbitello; e siccome egli, essendo un principe religiosissimo, si era determinato di visitare, prima di partirsi, la cattedrale, e per questo lieto avviso doveansi rendere pubbliche grazie a Dio, così egli nel giorno 6 di luglio, in cui gli arrivò la notizia della presa di Orbitello, adempi l’uno, e l’altro dovere, e portatosi al duomo, prima assistette al canto dello inno ambrosiano, poi alla cappella di s. Mamiliano ricevette divotamente la benedizione del Sagramento dell’altare, e finalmente si recò alla cappella di s. Rosalia, dove fatta breve orazione, baciò le reliquie di questa santa, e vi lasciò un giojello, in cui era la immagine di essa con dodici ben grossi brillanti intorno, ed uno grossissimo in cima, che fu tosto collocato al braccio della statua d’argento, e fu riputato del valore di quattro mila scudi (2312).