Il re avendo mostrato il suo gradimento per i donativi straordinarî, che segli erano offerti, riguardo alle grazie richieste si mostrò propenso ad accordarle, purchè fussero eseguite con moderazione, e con prudenza, senza dar luogo alle mormorazioni. Perciò incaricò il vicerè principe Corsini di esaminare maturamente questo affare, e di proporre i mezzi più opportuni, co’ quali si potesse con minore dispendio fare la numerazione delle anime, riparare le frodi che si commetteano nelle gabelle, ed impedire quelle fabbriche, che così in Palermo, come nelle altre città del regno, fossero di ostacolo alla buona simmetria delle medesime. Il dispaccio della segreteria di giustizia, e grazia, con cui vien dichiarata la sovrana volontà, fu partecipato dal Corsini alla deputazione del regno con viglietto viceregio dei 14 luglio dello stesso anno, acciò i deputati suggerissero i mezzi più convenienti all’uopo (2343).
Era già arrivata in Napoli la regina Maria Amalia in compagnia del fratello Federico Cristiano, principe elettorale, e a’ 2 di luglio avea fatta la pubblica entrata. N’era precorsa in Sicilia la piacevole notizia, e fino dal primo [560] di questo mese erano partiti quattro ambasciadori, due destinati dalla deputazione del regno, e due dal senato di Palermo, per ossequiare a nome di questi rispettabili magistrati la sovrana, e insieme rallegrarsi col re del suo maritaggio. Furono per nome della deputazione spediti il principe di Aragona, e il marchese di s. Germano, e per parte del senato il principe di Gran Monte, e il principe di Santo Stefano (2344). In questa fausta occasione piacque al re Carlo d’istituire un nuovo ordine cavalleresco, che fu detto di s. Gennaro, ch’è il principale protettore del regno di Napoli, con cui furono decorati parecchi signori forestieri, e napolitani, fra i quali ebbe questo onore il nostro vicerè principe Corsini.
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