Allora Messina, temendo che il morbo non rientrasse, chiuse le sue porte, e quei meschini, che non per loro colpa, ma per essere entrati in quella città ad esercitare la pia opera di Tobia, contratto aveano la infezione, si videro crudelmente derelitti dalla propria madre, cui aveano tanto amorevolmente data la mano, per soccorrerla nei gravi suoi bisogni. In questa occasione furono eletti due altri vicarî generali, per impedire che la peste dei casali non si dilatasse nei luoghi sani, cioè il principe di Villafranca per la parte del mezzogiorno, e il principe di Monforte per quella di tramontana.
Fu di breve durata il dominio della peste nei casali, che presto divennero diserti, e spopolati, di maniera che su i primi di settembre si resero privatamente le grazie a Dio, che si era compiaciuto di ritirare la mano vendicatrice, e toltosi il vicino pericolo, ritornò la serenità per tutta l’isola. Fu fatto allora lo spurgo in Messina, e nei casali, secondo le regole dell’arte. Il re Carlo III, sempre intento al bene dei suoi vassalli, chiamò da Venezia il famoso medico Pietro Polacco, uomo intelligente, e pratico, cui confidò la suprema direzione per far cotale spurgo, acciò coi suoi subalterni, che condusse seco, dasse i ripari opportuni, perchè si togliesse dalle radici il contagio, nè potesse più ripullulare. Grandissime, e considerabili furono le spese, che fe allora il magnifico sovrano.
Nondimeno non si ristettero le altre città, e terre dal tenersi in guardia, acciò questo micidiale malore, se mai ripullulava, non penetrasse dentro le loro mura.
| |
Messina Tobia Villafranca Monforte Dio Messina Carlo III Venezia Pietro Polacco
|