Si cominciò dalle due maggiori di Toledo, e di Macqueda, dette volgarmente Cassero, e Strada Nuova, le quali comparvero per la prima volta illuminate a’ 23 di aprile di questo anno 1744. Concorsero molte famiglie nobili, e alcune case religiose a questa utile impresa, mantenendo ciascheduna vivi, ed ardenti i suoi fanali, e poi di mano in mano si proseguì a fare lo stesso per tutte le altre strade della città. Il vicerè ordinò che si stampassero, come fu osservato, le istruzioni per regolare la maniera, con cui dovea in avvenire eseguirsi la nuova illuminazione. Ne restarono estremamente compiacciuti i cittadini, i quali con questa istituzione trovarono il proprio [570] comodo, e la loro sicurezza da’ frequenti furti, e delitti.
Discacciati gli Austriaci da’ confini di Napoli, e confidata porzione del suo esercito al conte di Gages, generale di Spagna, affinchè andasse alla seguela, e li facesse sgombrare dalla Italia, se ne ritornò il re Carlo III vittorioso in Napoli, e godendovi la serenità della pace, si applicò interamente a procurare la felicità de’ suoi popoli, e sopratutto quella della Sicilia, che per i disastri sofferti dal contagio, era più bisognosa di provare gli effetti della sua benefica mano. Considerò egli i gravissimi danni, che la infezione ci avea recati nell’anno 1743, i di cui effetti si soffrirono in parte nell’anno seguente 1744. Oltre le migliaja di persone, che erano perite, la coltura delle terre era mancata, in quei luoghi spezialmente, dove il male era penetrato, e recise avea le braccia necessarie a coltivarle.
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