Di questa sacra funzione, e dello apparato magnifico, che allora fu fatto, evvi alle stampe di Antonino Epiro una voluminosa relazione, scritta dal p. Francesco Tamburini chierico regolare teatino, alla quale è anche annesso lo elogio funebre recitato dallo abate Pupella.
      È saggia economia de’ governanti lo impedire che si estragga da’ regni l’oro, e lo argento, così in moneta, che in vasi, o in massa. Questi metalli sono il sangue, che circola nel commercio, il quale, girando i medesimi, si rinvigorisce, e mancando, diminuisce, e perde la sua attività. Il benefico re Carlo III mosso dalle rappresentanze fatte dal vicerè principe Corsini, e inerendo alle istanze del regio patrimonio, che palesava il danno, che recava alla Sicilia la estrazione della moneta nelle rimesse mensuali, che si faceano alla corte, si contentò che i pagamenti si facessero in cambî, e per mezzo di qualche negoziante, malgrado il discapito, che ne soffriva il regio erario. Volendo poi riparare alle estrazioni, che ne faceano i particolari, con suo real dispaccio, segnato a’ 12 di agosto 1746 ordinò, che in avvenire non si potessero estrarre dal regno nè monete di oro, o di argento, che fossero state coniate nella zecca della capitale, nè i medesimi metalli in vasi, o in massa, senza una previa permissione del tribunale della sua camera. Questo divieto sovrano fu comunicato dal vicerè al real patrimonio, che lo fe spargere per tutto il regno, e rinviensi stampato nel tomo IV delle prammatiche.
      Sugli ultimi periodi del governo viceregio del principe di Gismano furono con suo dispaccio de’ 7 di marzo 1747 approvate, e pubblicate le nuove costituzioni per il buon regolamento del conservatorio de’ figliuoli dispersi, ch’evvi in Palermo sotto il titolo del Buon pastore.