Oggi per la munificenza del nostro clementissimo sovrano, che generosamente ha assegnati dugento once annuali per mantenimento del medesimo, si sono accresciute le fabbriche, si sono moltiplicati i maestri, si è migliorato il vitto, e il tutto viene con tale decenza, e proprietà regolato, che molte famiglie civili fanno a gara, per collocarvi i loro figliuoli, affine di esservi ben educati.
Il principe Corsini dopo la seconda conferma nel viceregnato, che abbiamo accennata, non avea ottenuto che la proroga nella medesima carica. Avrebbe forse egli continuato a reggerci per qualche tempo, se la sua condotta fosse stata sempre la medesima. Era egli stato ne’ primi anni del suo governo severo, e nemico di far grazie, ed è fama, che trovandosi condannato a morte un uomo, per la di cui salvezza era interessata tutta la nobiltà, egli se ne fosse fuggito nel mio monistero de’ Cassinesi di s. Martino delle Scale, distante sette miglia dalla città, per non dar luogo alle preghiere, da cui non ritornò, se non seguita la morte del delinquente. Questa severità nondimeno non lo rendea nè violento, nè irruente; imperocchè nulla operava senza il previo consiglio de’ suoi ministri. Tale fu il di lui governo nel primo triennio, e in parte del secondo del suo viceregnato. Ma la di lui irreprensibile amministrazione cominciò a vacillare, allora quando, lasciandosi dominare dalla sete dell’oro, prese a fare il mercadante, sborsando immense somme di denari per compra di grani alla meta, e poi vendendo i medesimi a calare (2383), come dicono i nostri sensali, per cui si rovinarono diverse famiglie, ed egli diventò traricco, giacchè per la sua autorità suprema era sicuro di non mai perdere, e di esigere con [574] ogni rigore il suo denaro, e i frutti esorbitanti, che da cotale illecita mercatura si traggono.
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