Sul principio di questo anno istesso fu celebrato in Palermo nella sala palatina un parlamento straordinario agli 11 di febbrajo. La nascita del principe ereditario ne fu la cagione. Sogliono i regni in simili fauste occorrenze far de’ doni a’ sovrani in contrasegno della loro compiacenza. Fatta la dimanda di un donativo straordinario per questa fausta occasione, e tenutasi una conferenza fra gli ordini dello stato a’ 14 dello stesso mese, tutti di accordo offerirono al re dugento mila scudi da pagarsi nello spazio di anni quattro, cominciandosene il primo pagamento nel futuro mese di agosto, secondo il ripartimento fissato negli atti, in cui furono compresi tutti, eccetti coloro, ch’erano franchi, o per diritto, o per concessione del re Filippo V di buona memoria, padre del sovrano, e colla condizione, che se mai S.M. volesse esimere alcun altro dal pagamento, la rata di costui cadesse a diminuzione dell’offerto donativo, senza che il regno fosse obbligato a supplirla (2389). Non si trascurò nello stesso parlamento, di assegnare le onze 1300 per il vicerè, per il suo cameriere, e per i regî uffiziali, e portieri.
      Nonostante la guerra, che gli faceano i legali, ricorrendo con frequenti doglianze alla corte contro il rigore, con cui li trattava il duca di Laviefuille, ei nondimeno non lasciava di risecare gli abusi, che questi aveano introdotti nel foro. Si faceano lecito alcuni de’ giudici nel corso delle cause di accordare ciò, che urtava colle leggi della giustizia, cioè a dire: le dilazioni triennali, e a quinquennio, la cessione de’ beni, il benefizio indeterminato de’ settuagenarî, la spedizione illimitata degli atti provisionali, ed altri decreti, che si opponevano alla ragion legale, e sopratutto i mandati detti di espensione, ossia di potere sbancarsi i capitali condizionati, a grave danno, e pregiudizio degli eredi, e successori.