A questi molesti disordini riparò il duca suddetto con due prammatiche viceregie, che furono sottoscritte dal sacro consiglio, l’una de’ 10, e l’altra de’ 17 del mese di aprile di questo anno, colle quali frenò l’audacia di coloro, che contro la norma delle leggi, e a solo fine di procacciarsi del denaro si faceano lecito di sottoscrivere de’ simili atti. L’una, e l’altra di queste prammatiche si ritrovano nel tomo IV della raccolta delle medesime fatta dal dot. Agostino Tetamo (2390), oggi uditore degli eserciti; ma non osiamo dire, che la osservanza ne sia pienamente in vigore.
Ebbe il nostro re Carlo III sulla fine di questo anno il piacere di vedere vieppiù assicurata la successione maschile. La regina Maria Amalia a’ 12 di novembre gli partorì un secondogenito ch’ebbe il nome del padre, ed è oggi il glorioso monarca delle Spagne, Carlo IV. Arrivò questa fausta notizia in Palermo a’ 17 dello stesso mese, nel qual giorno immediatamente il duca di Laviefuille andò al duomo a rendere a Dio i dovuti ringraziamenti col senato, col sacro consiglio, e colla nobiltà, ed ordinò, che in segno di giubilo per tre continovi giorni vi fosse gala, [578] e illuminazione per la città. Fu questo dì lietissimo per uno sventurato, ch’era destinato alla forca, e dovea nello stesso giorno entrare, come da noi si dice, nella cappella della vicarìa, ch’è un oratorio, dove la nobile compagnia dei Bianchi trattiene in esercizî di pietà coloro, che sono sentenziati a morte, per disporli al gran passo.
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