Allora furono alzate le cortine; comparvero i simulacri de’ detti monarchi, come presentemente si vedono, e le compagnie de’ granatieri, ch’erano presenti, fecero una salva reale, cui corrisposero le artiglierie de’ castelli, e de’ baluardi.
Il governo di questo vicerè era irreprensibile. Trattone qualche trasporto di collera, e una certa maniera militare, con cui comandava, ch’erano difetti del suo naturale temperamento, e della assuefazione acquistata nel comando degli eserciti, era egli amante del giusto, disinteressato, generoso, e non cercava che il vantaggio del regno, e il servigio del sovrano. Queste doti, dalle quali era adornato, indussero il re Carlo III a confermarlo per altri tre anni nel viceregnato. Gliene fu spedita la real carta da Portici agli 11 di aprile di questo anno, e quando si seppe in Palermo, subito i nobili, e il ministero salirono al regio palagio, per congratularsene, e si udì il rimbombo delle nostre artiglierie. Differì egli il possesso sino a’ 26 del seguente maggio, nel qual giorno andò alla cattedrale a prestare il solito giuramento.
Essendo passato il tempo del triennale ordinario parlamento, arrivò l’ordine che si convocasse, e il duca di Laviefuille ne stabilì l’apertura a’ 17 di agosto. Non ebbero molto questa volta ad affaticarsi i parlamentarî. Il re per sua clemenza ordinò a questo suo rappresentante, che si guardasse dal chiedere alcuno sussidio straordinario, essendo egli contento de’ consueti, cogli attrassi, che si erano cumulati, dal termine triennale già spirato, sino al dì della convocazione.
| |
Carlo III Portici Palermo Laviefuille
|