Prima di partire per Messina, volle il duca di Laviefuille dar riparo al disordine, che regnava dappertutto, a danno de’ bambini sventurati, ch’erano nati da ignoti genitori. Accadea alla giornata ne’ furtivi parti, che questi si esponevano, affinchè non si sapesse il delitto, o nelle pubbliche strade, o nei giardini, o nei prati, o nei fossi, o in altri luoghi, per cui frequentemente avveniva, che questi pargoletti privi degli opportuni ajuti, e senza nudrimento se ne morivano, o erano divorati dai cani, o dalle fiere. In certuni paesi del regno si erano da caritatevoli abitanti date utili provvidenze, acciò non pericolasse la vita spirituale, e temporale di questi bamboli, ma questo riparo non era universale. Delle volte poi i ragazzi nati furtivamente venivano trasportati in quei paesi, dove si sapea che si avesse cura dei medesimi, e perciò stavano a carico delle università, nelle quali era fissato un così pio istituto. Il vicerè adunque per dare una forma regolata a questa santa istituzione, stabilì in Palermo una deputazione generale chiamata de’ projetti, la quale volle che fosse composta da uno ecclesiastico costituito in dignità, e da quattro nobili, due de’ quali fossero dell’ordine magnatizio, la quale dovesse invigilare alla sussistenza di cotali bambini per tutto il regno. Dipoi sotto gli 11 di gennaro scrisse una lettera circolare a’ magistrati civici delle città, e terre del regno, nella quale in dieci articoli prescrisse ciò, che far dovevano, per soccorrere questi infelici bambini, che possono leggersi nella stampa, che allora se ne fece, e presso ancora il Cangiamila ne’ monumenti annessi alla sua embriologia (2397). Siccome poi la nostra Sicilia è divisa in tre valli, e ogni anno si spediscono tre, così detti maestri giurati, che sono ministri destinati per visitare i conti delle università, con un altro viglietto viceregio ordinò che costoro, ciascheduno nella valle a sè designata, esaminassero, se erano nelle città, e terre esattamente eseguiti i regolamenti, ch’egli avea dati intorno a questo affare.
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