[581] Arrivando la primavera, si dispose questo governante alla meditata partenza per Messina, e a’ 13 di aprile abbandonò la capitale. La di lui mossa fu per terra, e potè dirsi, piuttosto che un viaggio, una visita generale per tutto quasi il regno di Sicilia, nella quale si trattenne molto tempo, dando udienza a’ popoli. Consumò in questo cammino due mesi, e sedici giorni, conducendo il consultore, un giudice della gran corte, un maestro razionale, e gli uffiziali della sua segretaria. Fe delle ottime cose in vantaggio de’ popoli, e giunse finalmente a Messina, dove può ciascheduno immaginarsi con quali applausi fosse ricevuto da quegli abitanti, che da tanto tempo sospiravano che la corte viceregia risedesse nella loro patria, così per la emulazione co’ Palermitani, come per la speranza, di cui si nudrivano, che dimorando il vicerè presso di loro, sarebbe cresciuta la popolazione, sarebbe nata l’abbondanza, e sarebbonsi augumentate le ricchezze, e per conseguenza Messina sarebbe risorta a nuova vita.
Giunse in Sicilia a’ 26 di agosto di questo anno un real ordine, con cui confermandosi la bolla del pontefice Benedetto XIV (2398) si condannavano, e bandivano dalla società, come rei di lesa maestà, tutti i liberi muratori. I motivi, che il re addusse nel suo real diploma, per cui così severamente procedea contro di loro, sono la profondità del silenzio, ch’eglino mantengono, lo abuso sagrilego, che fanno del giuramento, la diligenza, con cui nascondono i luoghi delle loro assemblee, l’arcana maniera, con cui si riconoscono fra di loro, e la dissolutezza nelle loro crapole, promettendo il perdono a coloro, che spontaneamente abbiuravano (2399). Malgrado questi divieti, che fecero i pontefici, ed i sovrani, le loggie de’ liberi muratori si moltiplicarono in Europa, e ne’ nostri regni, che che ne abbia scritto il continuatore degli annali d’Italia, che sognò essersi distrutta la loro società dopo la bolla di papa Lambertini (2400). A quando a quando hanno cercato i principi d’impedire i loro congressi; ma non ne sono venuti mai a capo.
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