Si trattenne questa compagnia nella villa del primo di questi inviati, e giunta l’ora, in cui doveano fare questa funzione, con un treno di sette carrozze tirate ciascheduna da sei cavalli, e precedendo lo equipaggio, che abbiamo descritto, si presentarono al vicerè, che li accolse graziosamente, e rispose alla loro ambasciata con termini di particolare riconoscenza per questo cortese uffizio, ch’eglino gli rendeano, congratulandosi del suo ritorno a nome del senato. Nel giorno seguente partì egli, e si avviò verso la capitale. Trovò nella pianura di s. Erasmo il senato, la nobiltà, e il ministero, ch’erano venuti per ossequiarlo. Le truppe, così di cavalleria, che di fanteria stavano squadronate per tutta la marina, e per la spaziosa strada del Cassero. Montato nella carrozza senatoria, fra gli applausi del folto popolo andossene alla cattedrale, e venerato il santissimo Sagramento, e le reliquie di s. Rosalia, fu condotto al regio palagio, dove ricevette le congratulazioni di tutti gli ordini dello stato per il suo felice ritorno, e la sera fu veduta la città illuminata. Grato egli a cotali dimostrazioni, tenne nel dì 25 una festa di ballo nella galleria del regio palagio, trattando la nobiltà, la ufficialità, e il ministero con lauti rinfreschi. Molte altre feste furono fatte in città per questo avvenimento. Nel dì 26, e 27 vi furono due veglie, la prima nella casa del capitano giustiziere, e la seconda nel palagio senatorio, dove poi nel giorno 28 si radunò l’accademia delle scienze, e delle arti, alla quale egli per modestia non volle intervenire, immaginandosi, come avvenne, che la orazione, e i poetici componimenti dovessero essere indirizzati in sua laude.