Finalmente ne’ giorni 29, e 30 furono nei due teatri, di s. Catterina, e di s. Cecilia, cantati due drammi col prologo nell’uno, e nell’altro alludente alla tornata di S.E.
      Nel mese di gennaro dell’anno seguente 1754 la posta, che arrivò a’ 13, recò un reale dispaccio al duca di Laviefuille, con cui si ordinava che si chiudesse ogni commercio fra la isola di Sicilia, e quella di Malta, e che si sequestrassero tutte le rendite, che i cavalieri Gerosolimitani vi possedevano. Per intendere la cagione di questo rigoroso comando bisogna avvertire, che quando Carlo V l’anno 1530 sotto i 24 di marzo concesse a questi cavalieri le isole di Malta, e del Gozzo, fra le altre condizioni, che appose nel suo diploma, volle che il vescovado di quelle isole fosse di regio padronato, e che in ogni vacanza dovessero il gran maestro, e il convento nominare tre soggetti idonei al vicerè di Sicilia, uno dei quali dovesse esser suddito della corona, fra’ quali il re di questa isola avrebbe scelto colui, che più gli fosse piacciuto, per presentarlo alla santa sede (2407).
      Il re Carlo adunque in forza del suo regio padronato, e per quel diritto, che ha come legato a latere, di far visitare le chiese del suo regno di Sicilia, ordinò al vescovo di Siracusa, Mr. Francesco Testa, di portarsi come regio visitatore a Malta per far la visita di quella chiesa (2408). Lo accorto Mr. Testa previde che la religione di Malta non avrebbe tollerata la visita regia, di cui non vi era recente memoria, e però volendo da una parte ubbidire a’ sovrani oracoli, e dall’altra non piacendogli di avventurare la sua persona a qualunque insolenza, che potesse ricevere da’ Maltesi, prese lo espediente di far precedere il suo maestro notaro, per poi dalla [586] maniera, con cui questi fosse ricevuto, regolare la sua mossa.