Di queste grazie il monarca non ne accordò che due, cioè la conferma del vicerè, e l’onore di consigliere a latere alla deputazione della salute, le quali furono segnate in Napoli a’ 4 del seguente mese di maggio. I dispacci reali dell’una e dell’altra furono registrati, il primo a’ 30 di maggio nell’uffizio del protonotaro, e il secondo nello archivio del senato di Palermo. Delle restanti grazie si riserbò il re la risoluzione, dopo di averle maturamente considerate. Così terminò l’ultimo parlamento convocato dal duca di Laviefuille, cui fu fatto il solito regalo, come lo ebbero il suo cameriere maggiore, e i regî uffiziali.
Temeasi a ragione che la conferma viceregia non fosse per arrivare in tempo. Il duca di Laviefuille a’ 2 di maggio era stato assaltato da un così gagliardo impedimento [587] di respiro, che restò privo di sentimenti, e fu creduto morto. Tali nonostante furono i presidî, che adoprò l’arte medica, che finalmente ritornò in sensi, e fu capace di ricevere i sagramenti, di fare il testamento, e di dare le provvidenze per il suo successore, che la corte non avea ancora destinato. Si compiacque il cielo di conservarlo per qualche altro tempo; giacchè cominciò a poco a poco a restituirsi in salute, e fu in grado a’ 30 del mese di prendere nella cattedrale il nuovo possesso del viceregnato. Furono fatte per la città le solite illuminazioni, la nobiltà fe gala per tre giorni, e il pretore duca di Montalbo diede nella casa senatoria una veglia con balli, a cui volle lo stesso vicerè intervenire, comunque fosse ancora cagionevole in salute.
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