Questa risoluzione pretoria non piacque a quella gente, imperocchè quel sito riusciva loro incomodo, e lontano dalle loro abitazioni; e perciò ne fecero ricorso non meno al senato, che allo stesso regio trono. Mentre aspettavansi le reali determinazioni, si sparse una sorda voce, che il monarca avea loro accordato che ritornassero nello antico posto, e che il pretore, cui non piacea il sovrano decreto, lo avesse soffogato. Tanto bastò perchè i pescatori di quel quartiere, senza esaminare se la notizia fosse vera, si sollevassero, ed innalzassero presso la porta de’ Greci un baldacchino, sotto il quale posero i ritratti del re, e della regina, e in mezzo un crocifisso, preparando quantità di mortaretti, per farli sparare in segno di giubilo per la grazia, che credeano di avere di già ottenuta. I savî di quella gente, che non erano stati a parte di cotale stravaganza, nè aveano tanta forza, ed autorità, quanta bisognava per reprimere quei baldanzosi, ne fecero occultamente avvertire il pretore, il quale pregò il marchese di Giarratana, capitano di giustizia della capitale, acciò sopisse quel moto. Andò questo cavaliere, ma non fu udito, essendo loro sospetto, come amico del duca di Montalbo. Fu dunque ricorso al duca di Laviefuille, il quale vi mandò il marchese Caldarera, tenente della sua guardia di alabardieri, il quale appalesando a’ pescatori la volontà del vicerè, ottenne da’ medesimi che si levasse il baldacchino co’ ritratti de’ sovrani, e la immagine del Crocifisso. Fu allora tenuto un congresso al regio palagio, e fu dal vicerè incaricato il principe di Campo Reale, cavaliere amatissimo dal popolo, perchè quietasse, come fece, questo affare.