Questa fu la ultima provvidenza data dal duca di Laviefuille, il quale nel dì seguente, 22 dello stesso mese, fu nuovamente assalito dal solito incomodo di respiro; e quantunque sulle ore 23 di quel giorno fosse tornato in sensi, ed avesse ricevuto il viatico, nonostante, peggiorando di ora in ora, sulla sera del seguente giorno cessò di vivere. Fu egli compianto universalmente per le sue virtù. Se egli alla sua generosità, allo amore della giustizia, e alla rettitudine del cuore avesse accoppiata una certa prudente moderazione nello agire, sarebbe stato certamente un governante senza difetto. Ma egli si lasciava spesso trasportare dalla violenza, e dalla irascibilità, che delle volte gli faceano sbagliare il servigio del sovrano, e il [588] vantaggio del pubblico. Del resto non ebbe egli che ottime intenzioni, e lo palesò, quando la prima volta, che fu attaccato dal male, chiedendo perdono da chi fosse stato da lui offeso, dichiarò per bocca del suo confessore, che se mai avea errato, il suo errore era stato sempre d’intelletto, non mai di volontà. Noi dobbiamo alla sua vigilanza i cinque tomi delle sicole sanzioni, stampate di suo ordine.
CAPO XVIII.
Giuseppe Grimau; e poi monsignore arcivescovo di Palermo Marcello Papiniano Cusani presidenti del regno.
La robusta salute, di cui godea il duca di Laviefuille, e lo essersi egli presto rimesso dal male sofferto a’ 2 di maggio, non aveano fatto risolvere la corte, che non immaginava che potesse così sollecitamente soccombere, a destinare un soggetto, che in caso di morte gli potesse interinamente succedere nel governo del regno; e peraltro per lo più i vicerè hanno nella loro cedola la facoltà di designare in caso di morte, o di partenza, un soggetto che presedesse agli affari politici, sino che il re non avesse altrimenti disposto.
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