Egli volentieri aderì a’ suggerimenti fattigli, e si abbandonò interamente nelle mani di questo integerrimo ministro.
Il primo passo, ch’egli diede, fu di dispiacenza al baronaggio; spedì egli un ordine a Francesco Saverio Statella, marchese di Spaccaforno, per cui gli prescrivea di ordine sovrano di partir subito per Trapani, e di presentarsi carcerato in quel castello sino a nuovo comando del re. Questo cavaliere era stato uno di quei baroni, che nello antecedente parlamento si era opposto al donativo di ottanta mila scudi, e parlando col duca di Laviefuille, avea usato de’ termini poco convenevoli. Sen’era perciò doluto quel viceregnante colla corte, dalla quale era stato comandato che fosse imprigionato in quel castello. Ciascuno capì che il buon vecchio non facea altro, che ubbidire agli ordini del monarca.
Stava ancora chiuso il commercio fra il nostro regno, e la isola di Malta, a favore della quale si erano interessati il sovrano pontefice Benedetto XIV, e il re Cristianissimo. E quantunque il re pieno di clemenza avesse moderato il suo rigore, permettendo che nella estate vi si trasportasse la neve, che era assai necessaria, particolarmente per gli ammalati, nè potea trarsi da altra [589] parte che dalla Sicilia, e tollerando che vi si trasportassero de’ frumenti, ed altri generi, de’ quali quegl’isolani aveano bisogno, nondimeno non avea mai voluto ordinare che si riaprisse il libero commercio, credendo che così sarebbono restate lese le sue regalie. Varî progetti si fecero allora per far cessare questa occulta guerra con Malta, ma niuno fu accettato.
| |
Francesco Saverio Statella Spaccaforno Trapani Laviefuille Malta Benedetto XIV Cristianissimo Sicilia Malta
|