Il breve governo di questo prelato, che durò soli quarantasette giorni, abbastanza addimostrò quanto egli fosse atto a governare nel politico i regni. Era egli un uomo di singolarissimi talenti, e nel prendere le redini per esercitare la sua nuova carica mostrossi così sollecito nel disbrigare gli affari, e nel procurare la pubblica felicità, che sembrava invecchiato nell’arte di reggere gl’imperî. Diede egli subito delle provvidenze utilissime alla Sicilia, e soprattutto si applicò a fare amministrare rettamente, e colla possibile sollecitudine la giustizia, e a sradicare i monopolî, che faceansi nel commercio. Erano tutti i ceti, eccetto quello degli usurarî, e dei paglietti, così contenti della di lui amministrazione, che per la bocca di ognuno vantavansi pubblicamente la di lui vigilanza, la dottrina nelle scienze legali, e politiche, e lo indefesso suo studio per migliorare la sorte dei Siciliani, ed era voce ch’ei riuscisse assai meglio nel governo secolare, che nello ecclesiastico, per cui dovette inghiottire delle amare pillole, come frappoco diremo. Ma provvedutasi presto dal re la carica di vicerè, non fu il regno in istato di godere per molto tempo dei benefici influssi di questo bravo governante.
CAPO XIX.
Giovanni Fogliani di Aragona, marchese di Pellegrino vicerè.
Arrivata in Napoli la notizia della morte del generale Grimau, vuolsi che il marchese Giovanni Fogliani di Aragona, che occupava la luminosissima carica di primo ministro nella corte del re Carlo, nel darne a questo monarca la notizia, lo pregasse, affinchè facesse cadere nella sua persona la elezione del nuovo vicerè. Era egli da molto tempo noiato del faticoso impiego che sostenea, e fu detto ancora, che non vedendosi guardato con buon occhio dalla regina Maria Amalia Walburga, per sottrarsi con onore dal posto in cui era, abbia dimandato quello di vicerè al monarca, che generosamente glielo accordò. Disbrigatosi adunque il più presto che potè, ed affrettando la sua mossa, partì da Napoli, dopo di avere ottenuta a’ 12 di giugno dal re in Portici la cedola reale, e a’ ventidue dello stesso mese giunse in Palermo, condotto da due navi reali.
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