Accadde il di lui arrivo di notte, e siccome egli non volle intrattenersi a bordo, gli fu data tumultuariamente la pratica da uno degli uffiziali della sanità, e ricevuti il principe della Trabia Giuseppe Lanza, e il duca di S. Martino Antonio Ramondetta, ambasciadori del senato per rallegrarsi a nome di questo magistrato della di lui venuta, senza tante formalità scese dalla nave, su cui stava, verso le ore tre e mezza, e montando sulla carrozza del senato, si fe condurre al regio palagio. Nel giorno seguente poi accompagnato dal primo titolo, il principe di Butera, e dal senato, venne alla cattedrale, e prese il solito possesso (2419). Gli furono fatti i consueti onori, cioè le salve delle soldatesche, e delle milizie [591] urbane, e quelle delle fortezze della città, e dei castelli, e ritornato alla sua abitazione, ricevette gli ossequî, e i complimenti della nobiltà, del ministero, dei prelati, e delle dignità ecclesiastiche.
L’affabile maniera, con cui questo cavaliere trattava, la sua speditezza nel disbrigare gli affari, i di lui talenti politici, lo amore della giustizia, la protezione che accordava a’ letterati, le profuse limosine, che spandea nel seno dei poveri, e la sua pietà lo resero caro alla nazione, che restò assai contenta, e soddisfatta della scelta, che il clementissimo Carlo III avea fatta di questo ammirabile personaggio, per affidargli il governo dei suoi fedeli Siciliani. La lunga dimora, che egli fece presso di noi colla stessa carica di vicerè, avendo governata la Sicilia per lo spazio di diciotto anni e mesi, è la più chiara, ed evidente dimostrazione dell’applauso costante, ch’egli ottenne dalla nazione, e della soddisfazione del monarca, che ne restava così ben servito.
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