Perciò trovandosi colpevole lo impresario, e i di lui subalterni, fu dato l’ordine, che fossero, come rei di lesa maestà, imprigionati. Il principale appaltatore, e alcuni suoi ministri camparono dalle mani della giustizia; sette di questi furono carcerati, e a tutti furono sequestrati i beni. Per esaminare questa causa, fu eretto un tribunale detto Giunta, composta da tre ministri, affinchè coll’intervento dello stesso principe di Campofranco formassero il processo ai rei, e coi beni dei medesimi, facendo coniare le nuove once, che avessero il titolo prescritto dalle leggi, risarcissero il danno, che il regio erario, e il pubblico sofferto aveano. Durò questo esame fino all’anno 1762, nell’entrare il quale a’ 28 di gennaro fu data la [596] sentenza ai delinquenti, che furono condannati alla relegazione in diverse isole adiacenti alla nostra (2426).
Successe nello stesso anno, e nel seguente mese di febbraio un furto sagrilego. Fu nel dì 16 di esso rubata nel tempio di s. Giuseppe dei pp. Teatini la sacra pisside, una colle particole consagrate. Il pio vicerè dolente di questo fatto, niente lasciò intentato, acciò si trovasse, e si punisse il reo, incaricando i ministri di giustizia con replicati ordini, acciò si discuoprisse, e mettendo il taglione di cento doppie sopra il capo di questo scellerato rapitore. O questo sconsigliato si fosse pentito del commesso sagrilegio, o che temesse il rigore della giustizia, ai 24 dello stesso mese fu restituita la pisside colle ostie in confessione al parroco di s. Niccolò dell’Albergaria Isidoro del Castillo.
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Giunta Campofranco Albergaria Isidoro Castillo
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