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      Arrivò questa notizia in Palermo sulla fine dello stesso mese, e con essa quella ancora assai per noi dispiacente, che avremmo presto perduto il nostro amabile re, che tosto sarebbe partito per Spagna, dove già era stato acclamato per monarca, avendo in di lui nome la vedova regina Elisabetta di Parma sua madre prese le redini di quella monarchia fino allo arrivo di questo suo primogenito. Comunque la perdita di così grazioso re rattristasse i Siciliani, non intralasciò nondimeno il senato di Palermo, e la deputazione del regno, che rappresenta gli ordini dello stato, di destinare gli ambasciadori, affinchè si rallegrassero con S.M. per la sua esaltazione al trono di Spagna. E perchè temeasi che questi non arrivassero in tempo, giacchè era voce che presto questo principe sarebbe partito per riparare ai bisogni di quella monarchia, che per la lunga malattia di Ferdinando ritrovavasi da tanto tempo in una morbosa inazione, perciò furono tosto destinati dall’uno, e dall’altro magistrato due cavalieri, ch’erano alla corte, cioè Giuseppe Bologna, marchese della Sambuca, figliuolo del principe di Camporeale presidente della giunta di Sicilia, e Domenico Napoli figliuolo del principe di Resuttano allora pretore, acciò eseguissero con decoro, e pompa la loro commissione. La compirono eglino ai 15 di settembre, e furono accolti con gradimento dal clementissimo sovrano.
      Prima che Carlo partisse per Spagna pensò di addolcire i sudditi, cedendo questi due regni ad uno dei suoi figliuoli (2429). Il naturale corso delle cose ricercava, che dovendo lo infante Filippo primogenito essere lo immediato successore nella monarchia di Spagna, questi regni dovessero destinarsi al secondogenito, l’infante Carlo, ma la incapacità del primo (2430) fe determinare il re a chiamare alla successione delle Spagne il ridetto infante Carlo, che dichiarò principe delle Asturie, e di donare questi al terzogenito Ferdinando.


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Storia cronologica dei vicerè luogotenenti e presidenti del Regno di Sicilia
di Giovanni Evangelista Di Biasi
Stamp. Oretea
1842 pagine 1481

   



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