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      Le suddette provvidenze sarebbono state in parte opportune, se si fossero date assai prima; ma il riparo fu tardo nel mese di settembre, giacchè essendo vicino il tempo della semina, ciascheduno dimandava una quantità di grano maggiore di quella, che bisognava, per alimentare la sua famiglia, e per buttarla ne’ novali: e quindi ne nasceano delle frodi, e delle cabale, alle quali non era possibile di riparare. Laonde o era necessario di destinare il vicario generale molto innanzi, o era meglio il differirne la destinazione, fatta già la semina, e nello entrare del seguente anno. Il fatto fu, che poche terre furono seminate, al che contribuì ancora l’ordine dato ne’ caricadori, che i frumenti stessero alla disposizione del vicario generale, per distribuirli come egli meglio avesse pensato, ciò che vietava a’ baroni, ed a’ borgesi di trarli per i bisogni delle loro terre.
      Entrando lo inverno si sentì maggiore la penuria de’ grani, che perciò, malgrado gli ordini viceregî, non si vendevano che a carissimo prezzo. La capitale, che suol essere la madre, dove corrono i meschini per satollarsi, divenne popolatissima, ma di gente inutile, e dannosa. Correano a stormi dal regno i poveri per alimentarsi, e il senato, che non si aspettava di dovere avere tanto concorso, si vide mancare i grani, e fu costretto a comprarli ad un prezzo eccessivo, per cui erogò tutto il capitale della colonna frumentaria, che da quel punto non si è potuta mai più ristorare.
      La stagione rigida era così secca, che mancava ogni speranza, che potesse essere fertile la futura raccolta.


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Storia cronologica dei vicerè luogotenenti e presidenti del Regno di Sicilia
di Giovanni Evangelista Di Biasi
Stamp. Oretea
1842 pagine 1481

   



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