Furono dunque destinati per ricoverarli i magazzini soliti dello Spasimo, dove avrebbono albergato, e sarebbe stato loro dato il dovuto soccorso. Perciò il marchese suddetto con bando promulgato a’ 27 di dicembre ordinò, che tutti i poveri, che si trovavano in Palermo, o che venissero in detta città per questuare, dal dì 29 in poi dovessero presentarsi ne’ mentovati magazzini, ed ivi trattenersi con quegli aiuti, che i deputati avrebbono loro dato, vietando loro sotto la pena di un anno di carcere, e di altre pene a sè ben viste, di poter vagare per la città, o per la campagna, senza il previo permesso della deputazione. Questa intanto promulgò un caritatevole avviso, che fu sparso per tutti i cantoni della capitale, dando conto di quanto si era dal vicerè risoluto, invitando i cittadini di ogni ceto a somministrare alla deputazione delle limosine, e di assegnarne una mensuale, che i deputati avrebbono curato di esigere; e ciò a fine di supplire alle ingenti spese, che sarebbono state necessarie sino alla Pasqua dell’anno seguente, per satollare gente così meschina (2440). Con questo salutare rimedio cessò ogni disturbo in città, e si providde al sostentamento di questi affamati, i quali non si trascurò di esercitare negli atti di pietà (2441).
Questa provvidenza, che fu allora creduta la migliore, che potesse in quel frangente escogitarsi, poco mancò che non rovinasse interamente la capitale. Manifestossi nel mese di marzo, e presso al dì 20 di esso mese una micidiale epidemia con febbre, detta dai medici misenterica, e con dolori, la quale apportava per lo più a coloro, che n’erano afflitti, la morte.
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Spasimo Palermo Pasqua
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