Siccome ne’ paesi vicini era assai minore, e proporzionato al prezzo, con cui si comprava il grano, così coloro, che venivano per affari nella capitale, si provvedevano per le loro famiglie del pane più grande, e si giunse perfino, per non esser frugati alle porte, a buttarlo dalle mura della città.
Il marchese Fogliani, premuroso di dar sollievo all’afflitta Sicilia, e sopratutto alla capitale, era occupato continuamente co’ ministri, e col senato per rinvenire i mezzi da non farne perire gli abitanti. Siccome fu detto, che per essersi stabiliti i prezzi alla vendita delle derrate, i grani si erano occultati, egli, malgrado la opposizione, che alcuno dei ministri della giunta frumentaria con una maleintesa politica andava facendo, a’ 24 di marzo rivocò il bando, in cui erano prescritte le mete, e accordò lo indulto a coloro, ch’erano rei di avere nascosti i frumenti, che aveano. Spedì dopo questo indulto delle persone nel regno per compra di frumenti, sicuro, che lasciata la libertà a ciascheduno di vendere a suo piacere, e accordato il perdono agli occultatori, si sarebbero disseppelliti tutti i grani, che vi esisteano. Si conobbe allora che non fossero vere le tanto decantate occultazioni, poichè pochi frumenti furono trovati presso i possessori nascosti dalla maggior parte più per provvedere al loro bisogno, che per farne un vile guadagno.
Per conto poi della capitale furono date delle provvidenze utilissime. Si confiscarono nella terra della Contessa 1200 salme di frumento nel dì 21 di marzo, prima dello indulto, che vi stavano occultate, e non erano state rivelate, essendosi condannato il padrone di esse alla pena di dugento once, ed essendosi pagato il resto alla meta prescritta nel bando.
| |
Fogliani Sicilia Contessa
|