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      Furono questi grani pubblicamente trasportati ne’ magazzini del senato, e ne restò il popolo contentissimo. Furono destinati alle porte degli uffiziali, affinchè impedissero che si trasportasse altrove il pane, e che entrassero in città dei poveri: e poichè per guardare le molte porte non vi erano ministri, che bastassero, si ordinò che stessero chiuse quattro delle medesime (2445), obbligando la gente, che veniva dalla campagna, ad entrare per le altre, che stavano aperte. Finalmente furono apposte delle guardie fuori il recinto della città, per impedire che non fosse dalle mura buttato il pane, e furono visitate le barche che partivano, o per Napoli, o per il regno, per osservarsi se erano cariche di pane, e di farina, oltre il bisogno de’ naviganti.
      Tutte queste provvidenze, le quali in parte sembravano barbare a certuni, che non sanno che il pubblico bene è preferibile a quello de’ particolari, furono commendate da coloro, che pensano dirittamente, e funne perciò lodata la saggezza del governante, e de’ ministri, de’ quali si era servito. Venendo poi il mese di maggio, ed essendo caduta la messe abbondante, si cessò dallo antico rigore, furono aperte le porte, e furono tolte le guardie in Palermo; per il regno poi fu accresciuto il peso del pane, nè fu più distribuito colla parsimonia di prima, lasciandosi a ciascheduno lo arbitrio di provvedersene a sua voglia. Per le cure de’ magistrati civici si trovò che restava ancora del frumento, [606] e si cominciò a rifiutare de’ grani, che arrecavano gli stranieri (2446). Furono allora rese le grazie al sommo Dio per tutto il regno per aver liberata la nazione dal flagello della fame (2447).


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Storia cronologica dei vicerè luogotenenti e presidenti del Regno di Sicilia
di Giovanni Evangelista Di Biasi
Stamp. Oretea
1842 pagine 1481

   



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