Erano capi di questa tre famosi malviventi, cioè Antonino di Blasi, altrimenti detto Testalonga, della terra di Pietraperzia: Giovanni Guarnaccia, della istessa terra, e Antonino Romano di Barrafranca, fra i quali [609] il Testalonga era come il principale direttore. Volendo S.E. dare la più pronta provvidenza a questo disordine, oltre di avere mandate le lettere circolari a tutti i capitani delle terre, incaricandoli di estirpare costoro, ed oltre di avere spedite alla seguela de’ banditi due compagnie di soldati di campagna, a’ tre luglio promulgò un bando, con cui appose il taglione alle teste de’ ridetti tre principali ladri, promettendo il guiderdone di once cento a chi catturerebbe i medesimi, o alcuno di essi, o che li ucciderebbe, s’eglino faceano resistenza, ed accordando ancora a chi avesseli consegnati, o tutti, o alcuno di loro nelle mani della giustizia, la impunità da qualunque, sebbene gravissimo, delitto.
Questa saggia risoluzione del vicerè, quantunque non avesse prodotto interamente la estirpazione di questi ladri, ch’erano divenuti numerosissimi, essendosi alla compagnia di Testalonga unite due altre squadre, l’una di undici, de’ quali era capo Aloe Sciortino, e l’altra detta de’ Bellitti, ch’era numerosa di tredici, nondimeno apportò qualche vantaggio; imperocchè fe nascere la diffidenza fra loro medesimi, temendo ognuno che il promesso guiderdone, e l’accordata impunità non istigasse il compagno al tradimento. Quindi è che si divisero, e restato il Romano col Testalonga, il Guarnaccia con alcuni suoi compagni si separò, e divenne perciò più agevole, come diremo, il liberare la Sicilia da codesta molestissima genìa.
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