Il marchese Fogliani adunque, per dar fine a questi lamenti, e perchè considerava il danno, che sarebbe risultato all’agricoltura, se costoro continuavano a dominare nelle campagne, si determinò di scegliere un vicario generale, con amplissima facoltà, per andare alla seguela di questi banditi, e col diritto ancora di punirli immediatamente colla morte. Cadde questa elezione nella persona di Giuseppe Lanza, principe della Trabia, cui fu accordato un aiuto di costa di once mille, e furono anche assegnate once trecento al mese, fino che fosse durata la sua commissione. Si dispose egli ad eseguire questa scabrosa incombenza, e a’ 15 di dicembre partì da Palermo con un nobile equipaggio, conducendo seco, oltre la sua gente, 150 cavalli fra militari, e soldati di campagna, uno assessore, e il carnefice, e andò a risedere nella sua terra di Mussumeli, dove appena arrivato, promulgò un bando, che fe correre stampato per tutte le città, e terre del regno, mettendo il taglione alle teste di tutti questi fuorusciti, che sono nominati co’ loro proprî nomi, e cognomi.
Fu fortunato in questa impresa questo cavaliere. In breve tempo venne a capo di estirpare questi ladroni, e di liberarne la Sicilia. Molti di essi si salvarono, tradendo i loro compagni, ed oltre di avere ottenuta la impunità, ne ebbero il premio del taglione. Quattro furono i primi, che capitarono nelle sue mani, cioè Arcangelo di Vita, Antonio Vizzini, Raimondo Ciacco, e Stefano lo Presti. Costoro furono condannati alla forca, e subirono questo gastigo nella stessa terra di Mussumeli a’ 12 di febbraro, le teste de’ quali nel dì 16 dello stesso mese furono portate in giro pubblicamente per Palermo, con dei cartelli, che indicavano i loro nomi.
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