Cominciò la loro tragedia (2458) dal [612] Portogallo; Giuseppe monarca di quel regno avea fatte istanze al pontefice Benedetto XIV contro i gesuiti, che avea discacciati dalla corte, rappresentandogli che lo eccessivo abuso, ch’eglino facevano delle loro ricchezze, e di quella podestà, che aveano sulle coscienze, cominciava ad essere dannoso allo stato, ed era espediente che fossero aboliti. Quel saggio pontefice, credette, che il migliore de’ modi per non esterminarli, era quello di riformarli, e destinò poco prima di morire il patriarca di Lisbona, il cardinal de Saldanha per visitatore de’ medesimi, affine di riparare i disordini, ch’erano nati nella loro società. Successe intanto l’orribile parricidio tentato a’ 3 di settembre 1758 sulla sacra persona dello stesso re fedelissimo, e dal processo, che ne fu fatto, giudicò quella corte che ne fossero stati gl’istigatori tre gesuiti, che furono arrestati. Rinacquero perciò nello animo del re gli antichi pensieri di discacciarli da’ suoi regni, e ne scrisse efficaci lettere a Roma, per ottenerne l’abolizione. Ma era allora salito sulla cattedra romana il cardinal Carlo Rezzonico, che assunse il nome di Clemente XIII, il quale portato a favore di questo istituto, cercò sempre di frastornare la loro espulsione dal Portogallo, e ricusò costantemente di abolirli. Il re, vedendo la renitenza del papa, fece da sè ciò, che non avea potuto eseguire coll’approvazione del santo Padre, e nel mese di settembre dello anno di appresso 1759 li discacciò da’ suoi regni.
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