Meno violenta fu la loro espulsione dalla Francia, che accadde l’anno 1762. Processe quella corte assai più regolarmente. Volle prima udire i sentimenti del clero, e non trovandoli conformi, ne chiese il giudizio del parlamento di Parigi, col voto del quale ordinò prima loro che chiudessero le scuole, ed il noviziato, e di poi impose a’ medesimi di sortire nel termine di otto giorni da tutti i collegî, seminarî, case professe, noviziati ec. permettendo a’ medesimi di ritirarsi, dove loro meglio piacesse, dentro i confini del regno, eccetto solo ne’ seminarî, e ne’ luoghi di educazione, purchè vivessero sotto l’autorità degli ordinarî. Ordinò ancora che non potessero sotto qualunque pretesto unirsi in società, e finalmente ne li discacciò interamente da tutto il regno.
      Più tardi accadde il loro esterminio nel regno della vasta monarchia di Spagna, cioè nello entrare dello anno 1767, di cui scriviamo. Il piissimo Carlo III, di cui l’anno 1789 abbiamo compianta la perdita, fu costretto a discacciarli da’ suoi stati, sebbene abbia colla solita sua magnanimità provveduto alla loro sussistenza, e nel viaggio, e nei luoghi nei quali avessero dimorato. Cercò il pontefice Clemente XIII, il quale in questi sconcerti, ne’ quali era la società, avea nel mese di agosto 1764 approvato con suo breve questo istituto, della di cui abolizione trattavano le potenze cattoliche di Europa, di far rivocare l’ordine dato da S.M.C., ma la fermezza dello animo del re Carlo, che non si movea a così strepitosi fatti, che da molti ragionevoli motivi, tenne fermo nella sua risoluzione, anzi fe delle premure presso la santa sede, affinchè l’autorità ecclesiastica si unisse a’ desiderî dei potentati cattolici di Europa, approvando coi suoi decreti ciò, che l’autorità politica avea già eseguito.