Così fu fatto, e se ne fe la promulgazione in Palermo a’ 14 del seguente agosto.
Assicurata con questo divieto la salute spirituale de’ suoi popoli, pensò anche il sovrano a procurare quella de’ corpi; e siccome molto conferiva a rendere impura l’aria, con cui vegetiamo, lo abuso introdotto ne’ suoi regni, per il quale, sotto il pretesto di suffragare i morti, si tenevano aperte le sepolture, e i cemeterî, ch’esalavano pestifere particole ordinò con suo decreto, che in avvenire stessero chiuse. Comunicò il signor vicerè questo real comando alla generale deputazione della salute, la quale al primo di settembre pubblicò per tutto il regno, e nella capitale questa sovrana provvidenza, che fu in parte eseguita, e in parte trascurata, e in breve si videro le sepolture, e i cemeterî di nuovo aperti, come prima (2479).
Dopo la espulsione de’ gesuiti accaduta nell’anno 1767, sebbene si fosse, come abbiamo osservato, riparato al primo bisogno della gioventù, con essersi aperte le scuole basse per gli studî grammaticali, non si era nondimeno data ancora alcuna provvidenza per le scuole superiori, dove s’insegnassero le scienze. In questo anno adunque il vicerè [621] co’ ministri della giunta degli abusi propose al re i soggetti, che credea i più opportuni per insegnarle, e venute le reali cedole, fu dato principio alle dette scuole, essendosi nel dì 5 di novembre recitata nella gran sala del collegio la orazione inaugurale a’ nuovi studî, alla quale intervennero il vicerè istesso co’ ridetti ministri, e un numeroso stuolo di nobili, e di letterati (2480).
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Palermo
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