Stefano di Pasquale, cerusico eccellente, ch’era di fresco arrivato da Francia, dove avea particolarmente appresa l’arte di cavar la pietra, giusta un nuovo metodo da lui adoprato, ch’era più sollecito, e meno pericoloso. Acconsentì il principe del Cassero a questi suggerimenti, scelse per la operazione il di Pasquale, e fissò per la medesima il dì 11 di settembre. Ma disgraziatamente questo peraltro valente cerusico, dopo di avere trattenuto sotto il ferro il suo pazientissimo ammalato per lo spazio di 15 minuti, non potè venire a capo di ritrovare nella vessica la contradetta pietra, ma solo certe ricrescenze di carne, e de’ globi di sangue conglutinato, che impedivano il libero corso alle urine.
Mentre faceasi la infelice operazione, stava affollato attorno alla piazza senatoria un numeroso popolo, sollecito della salute del suo pretore; e siccome il vicerè, affine che lo infermo non sentisse noia, avea vietato che per essa piazza, e per le strade vicine passassero delle carrozze, così più libero si arrotava, e tenea de’ discorsi intorno a’ mali, che la morte di questo cavaliere apportar potea alla città. Il tristo annunzio, che il taglio non era riuscito, e che lo infermo tormentato dalla lunghezza della operazione già peggiorava, afflisse allo estremo i cittadini, e da questa disgrazia ebbero campo i malcontenti di esagerare quella di Palermo, e d’incolpare lo innocente marchese Fogliani, quasichè co’ suoi consigli fosse stato la causa dello aggravamento del principe del Cassero (2497).
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